
Ricordo perfettamente il primo giallo che io abbia mai letto. Si trattava de ‘Il Mostro della montagna’, dei Tre Investigatori, n° 89 della collana dei Gialli dei Ragazzi.
Era estate, avevo circa 11 anni ed ero a Garessio, nella casa del nonno. Dall’ultimo ripiano di uno scaffale in salotto mi fissava quella copertina giallo sbiadito, ultimo sopravvissuto della purga che la collezione di mamma aveva subito anni prima. L’ho divorato in un giorno, affascinata da quel mondo nuovo e misterioso mai incontrato prima.
Da quel momento, le mie (già frequenti) visite alla biblioteca ebbero come scopo la lettura di tutti i gialli “da bambini” su cui riuscivo a mettere le mani.
Tornata a Torino, le cose non cambiarono di molto: cercavo i Gialli dei Ragazzi in tutte le biblioteche e bancarelle possibili. Arrivai persino a portarli a scuola, per leggerli durante l’intervallo.
E fu lì che la passione si trasformò in ossessione.
La mia maestra, infatti, quando vide cosa stavo leggendo mi disse chiaro e tondo che quei libri erano da grandi, che non dovevo più leggere cose del genere per almeno un paio di altri anni. Me lo requisì per il resto della giornata, e mi venne consegnato all’uscita.
Ora. Cosa succede se si proibisce qualcosa a una dodicenne testarda come un mulo? Che suddetta ragazzina si impegnerà con tutte le sue forze a disobbedire.
Oltre ad attaccare la mia passione ad un paio di compagni di classe, da quel momento i gialli diventarono l’unico genere che lessi per un bel po’ di tempo, con qualche intermedio targato Salgari, con gran gioia della mia povera maestra. In biblioteca andavo direttamente nella sezione dei polizieschi, e passai dagli innocui Hardy Boys, Nancy Drew e compagnia a libri più “da adulti” come Agatha Christie, Ellery Queen, La Signora in giallo, E. S. Gardner, Simenon, Camilleri, Edgar Wallace e ovviamente Arthur Conan Doyle.
Ammetto che certe volte restavo impressionata da certe scene, troppo violente per una ragazzina di 12-13 anni, ma la voglia di disobbedienza era troppo forte per fermarmi; nessuno poteva darmi ordini, almeno non sui libri.
Morale della favola: mai proibire certe cose ai bambini. Soprattutto se sono delle piccole rompiscatole sempre alla ricerca di modi per provare a tutti di essere delle ribelli fatte e finite.
(Magari una volta o l’altra vi racconterò la storia di come in classe si creò una rete clandestina di lettura e scambio dei fumetti di Tex. Eravamo davvero delle piccole bestie incontrollabili.)
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