Avventure in ostello · Viaggi!!

Dall’altra parte della scrivania: Genova, 5-6 maggio 2019

La vista dalla terrazza di Castle è sempre spettacolare!!

Sabato sera ho avuto improvvisamente voglia di mollare tutto e andarmene.

Era da un po’ che non capitava, o almeno non con così tanta forza. Ero a casa, sull’amaca da poco appesa in salotto, e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era dove potessi andare con soltanto 36 ore a disposizione. Doveva essere un posto abbastanza vicino da non richiedere più di un paio di ore di viaggio, non troppo caro e con del buon cibo.

La scelta è ricaduta su Genova, complice la nostalgia del momento e il riaffiorare di splendidi ricordi nati lì. Mio padre infatti aveva aperto un ostello nel lontano marzo del 2014 e ad ogni occasione io, mamma e mio fratello ci riunivamo con lui passando qualche giorno in quella magnifica città. Sul momento pensai di partire immediatamente, ma dopo due calcoli e una tirata di orecchie dal mio conto corrente, mi resi conto di non poter pagare due notti. Così comprai, prima di cambiare idea, i biglietti del treno per le 7.30 della domenica e prenotai una notte a The Hostel, l’ostello di papà.

Avvisai i miei genitori a spese avvenute e andai a dormire presto, senza nemmeno aver preparato un bagaglio, come al solito.

La domenica mattina mi sono svegliata prestissimo, ho buttato due cose in una borsa, e via verso Porta Nuova e una giornata e mezza senza preoccupazioni di nessun tipo o responsabilità.

Arrivata a Genova, sono subito andata a lasciare le mie cose ad Abbey, la sede di The Hostel vicino all’Acquario, per poi iniziare a visitare (o meglio, riscoprire) la città nell’unico modo che io abbia mai seguito le altre volte in cui sono stata lì: girando a caso. Ho rivisto angoli e piazze e strade e negozi che mi hanno sbloccato ricordi accumulatisi in oltre tre anni di visite più o meno saltuarie: le bancarelle in cui compravo libri, dischi e film, una certa scalinata fatta almeno due volte al giorno per comprare la miglior focaccia della città, i gelati di Profumo e gli hamburger di Masetto e ancora il palazzo davanti al quale vidi per almeno due settimane di fila sempre lo stesso ragazzo dai capelli scuri, figo come pochi altri (tra l’altro, ne approfitto per fare un appello: ragazzo moro figo e tatuato, se sei quello che passa le sue estati sugli scalini di Palazzo Ducale a Genova, fatti vivo. Sono ancora convinta che tu possa essere la mia anima gemella.), una terribile visita sotto la pioggia al cimitero Monumentale, un’estate passata con un rossetto nel reggiseno, per avercelo sempre a portata di mano e molto, molto altro.

Piazza De Ferraris, il mio punto di riferimento geografico preferito

Ero così felice e libera in quel momento che ho girato per qualche ora senza badare troppo al vento gelido che soffiava senza interruzione, senza seguire un vero e proprio percorso. Tanto, se c’è una cosa che so per certo sul capoluogo ligure, è che, se nel resto del mondo tutte le strade portano a Roma, a Genova tutte le strade portano a Piazza De Ferraris; basta perciò andare vagamente nella direzione che si vuole per arrivare, prima o poi, in piazza. Da lì orientarsi è molto facile.

La vista dalle Mura delle Cappuccine è magnifica, ma se c’è vento diventa dura non morire di freddo…

Verso l’ora di pranzo sono andata, com’è ovvio, da Masetto, piccolo locale che serve i migliori hamburger che io abbia mai mangiato. Gestito da una coppia che conoscemmo tanti anni prima da tutt’altra parte, quel piccolo ristorante ha portato un’altra serie di ricordi legati non solo alle innumerevoli visite fatte in precedenza, ma a tutta la zona in cui si trova, ovvero dietro Piazza delle Erbe.

Finito il pasto mi diressi verso l’ostello, perdendomi leggermente sul finale. Per fortuna e per caso capitai in una gelateria, La Dolce Morella, gestita da un amico di mio padre. Ci volle una quantità di tempo imbarazzante prima che ci riconoscessimo a vicenda, ma alla fine avvenne e non ne posso essere più felice: tra lui e lo staff dell’ostello ho rivisto il 99% delle persone conosciute lì.

Tornata in ostello, ho finalmente incontrato Joana e Filippo, due ragazzi fantastici che vennero una volta in ostello anni fa per poi farne la loro attuale dimora. Ho conosciuto anche una parte dello staff, tutti estremamente gentili e accoglienti, che mi hanno subito fatta sentire a casa, come se non avesi mai lasciato quel posto. Alla sera invece sono salita a Castle, la seconda sede, quella aperta d’estate, che si trova sulle colline, per conoscere il resto dei volontari e bere e mangiare con tutti loro.

Ed è stato in quel momento che mi sono resa conto che fare una scappata a Genova è stata probabilmente la miglior decisione che io abbia preso da molto tempo. Lì infatti è stato come trovarsi subito tra amici di vecchia, vecchissima data nonostante avessi incontrato la metà dei presenti in quel momento e l’altra metà da poche ore. Abbiamo passato ore fantastiche, ridendo e scherzando, raccontando storie da receptionist (queste sono una categoria a parte. Le cose che vedono i receptionist che lavorano in un’ostello non si vedono in nessun altro luogo.), mangiando pizza e vera cassata sicilia portata in giornata da Filippo, bevendo, ballando e prendendoci in giro a vicenda. In più, i vicini si sono fatti vivi per chiedere di fare silenzio una sola volta, quindi è stato davvero un successone.

Siamo andati a dormire più o meno tutti verso le quattro, cosa che non mi ha fermato dal tenere una breve storia sull’Unità d’Italia in inglese e da ubriaca a un ospite tunisino, che credo di ricordare fosse molto interessato.

Il mattino dopo mi sono svegliata presto, senza sapere bene il motivo, ma così ho rivisto una persona molto importante che mancava ancora all’appello: Barbara, colei che aprì l’ostello con papà all’inizio. Non mi dilungherò sull’incontro, perchè abbiamo parlato di cose personali, ma dirò che mi ha fatto moltissimo piacere rivederla e riabbracciarla.

Nel giardino di Castle ci sono angoli quasi fiabeschi

Così, dopo una mattinata passata metà a Castle e metà ad Abbey a leggere il vecchio libro di dediche risalenti al 2014/2015/2016 e a (quasi) piangere per i tanti ricordi, ho lasciato io stessa due righe per poi partire per tornare a casa e al lavoro sentendomi molto più leggera e felice che sabato sera.

Era da qualche tempo ormai che non ero io la receptionist ma l’ospite ed è una strana sensazione, soprattutto se conosci lo staff e il luogo come le tue tasche o come casa tua, sebbene con qualche mobile in meno e qualche quadro in più. Non potrei essere più felice per le ore passate lì: sono state proprio quello di cui avevo bisogno per sollevarmi il morale.

Genova è e sarà per sempre una parte molto importante della mia vita, con le sue strade così diverse da quelle di Torino, il mare sempre presente, il via vai continuo di gente da tutto il mondo, il cibo ottimo e tutti quei ricordi splendidi che porterà sempre legati al suo nome, dolci come il miele ma lontani e irripetibili, che riscaldano il cuore di tenerezza e gonfiano gli occhi di lacrime all’idea di non poter più tornare indietro, di non poter mai più rivivere quelle stesse emozioni in quello stesso modo. Genova porta con se’ la certezza che le cose e le persone cambiano, si evolvono, si trasformano, a volte positivamente e a volte no, ma in modo ineluttabile, dolceamaro e commovente.

5 pensieri riguardo “Dall’altra parte della scrivania: Genova, 5-6 maggio 2019

  1. Complimenti… ho fatto un viaggio con te per Genova…. ora voglio andarci nella realtà a visitare quei posti che hai descritto. 😊 continua così
    Comunque immagino che le storie che potete aver vissuto voi receptionist solo voi potete averle viste

    Piace a 1 persona

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