
Uno dei migliori ricordi delle tante estati passate a Garessio è sicuramente la polenta saracena mangiata a Mindino e Valsorda.
Piatto tipico dell’Alta Val Tanaro, soprattutto delle zone di Ormea e Garessio, questa polenta si differenzia dalla tradizionale per la sua ricetta, a base di patate e grano saraceno. Viene servita con salsicce, parmigiano e una salsa a scelta tra una specie di ragù e l’ottima salsa bianca, fatta di panna, porri e funghi porcini. Se da piccola preferivo il ragù, ora non rinuncerei alla salsa bianca per nulla al mondo: è davvero buonissima e si abbina a meraviglia con la polenta.

Qualche giorno fa mio fratello ha scoperto che quest’anno la serata della polenta a Mindino sarebbe stata domenica 11 agosto, quindi papà ed io ci siamo organizzati in modo da avere la domenica pomeriggio e il lunedì mattina liberi.
Dopo un paio di ore di viaggio, siamo arrivati a Garessio verso le 18, abbiamo lasciato le borse a casa e siamo andati subito a Mindino. Era già pieno di macchine, parcheggiate lungo l’unica strada del paese, sia prima che dopo la chiesa attorno alla quale si trovano le tavolate per la serata, e di gente in coda per il cibo.

Ci abbiamo messo circa quarantacinque minuti prima di riuscire ad avere la nostra cena ma sono volati in un attimo: lì tutti si conoscono e abbiamo chiacchierato con molti vecchi amici; dopotutto, aspettare e parlare con la gente del posto fa parte del pacchetto ‘polenta saracena in paese’ ed è sempre bello rivedere vecchie conoscenze.
Come ci aspettavamo, il cibo era ottimo. La polenta viene preparata al momento da una dozzina di uomini e ragazzi che cucinano tutto, dalle patate ai sughi, e servita da una fila di signore, ognuna con il proprio compito, dal tagliare e servire la polenta al condire il piatto e aggiungere le posate, il pane e le salsicce.
E’ stata una cena assolutamente fantastica, con un piatto unico buonissimo: era da anni che non lo mangiavo ed era, se possibile, ancora migliore di quello che ricordavo.
Dopo cena siamo tornati a casa, mangiato un gelato e siamo andati a dormire presto, dato che avevamo dei piani per il giorno successivo.
Lunedì mattina, per prima cosa dopo la colazione, siamo andati in biblioteca.

Dopotutto, la biblioteca di Garessio è probabilmente uno dei miei posti preferiti in assoluto. Lì ho passato tanti, tantissimi momenti fantastici. La scoprii una decina di anni fa e ci andavo almeno una volta a settimana, prendevo in prestito 10/12 libri per volta, spesso sfruttando mio fratello per trasportarli e ci tornavo pochi giorni dopo per restituire tutto. Passavo le estati leggendo una quantità assurda di libri e giocando con i miei amici, e ci volle poco affinché le bibliotecarie mi conoscessero alla perfezione.
Ci sono tornata lo scorso agosto dopo molti anni e la signora si ricordava ancora di me, cosa che mi ha commosso più di quanto fossi disposta ad ammettere. Così quest’anno ho deciso di tornarci appena possibile per rifare la tessere a prendere qualche romanzo in prestito. Di nuovo, la signora mi ha riconosciuto molto in fretta, con mia grande gioia. Ho preso sette libri, tre di Fratello Cadfael, due di Perry Mason e due di Amelia Peabody, alcune tra le serie che conobbi proprio in quella biblioteca grazie a un’amica di mamma.
Tornati a casa, abbiamo fatto un breve salto da Cagna, una delle migliori pasticcerie di sempre, perché andare a Garessio e non passare da Cagna è come andare a Giza e non vede le piramidi: assolutamente inutile.
Infine, per concludere il nostro brevissimo soggiorno, dopo aver preso un po’ il sole e smontato uno scaffale, abbiamo pranzato in giardino con un panino ripieno di arrosto preso al negozio davanti a casa.
Uno dei molti ponti sul Tanaro Il giardino di casa
Girando per la città, papà ed io abbiamo notato alcuni cambi avvenuti negli ultimi anni, periodo nel quale non abbiamo più passato lì le estati. Alcuni negozi hanno chiuso, altri ne sono spuntati al loro posto; certe case sono state ridipinte e sono splendide, rosa e gialle e porpora; c’è meno gente che vive lì, ma più turisti di quanto pensassi. Ho riconosciuto alcune facce e sono rimasta stupita nel vedere quanto altre fossero cresciute.
Insomma, Garessio è cambiata, eppure è sempre la stessa. E io la adoro quanto prima.
Mi piace sempre leggere le pagine del tuo blog 😉
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Grazie mille!!
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