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AVA ha un cast stellare e una trama deludente (SPOILERS)

Secondo Netflix, Ava era il film perfetto per me, in base a ciò che ho guardato e che mi è piaciuto ultimamente. Il trailer sembrava promettente: Jessica Chastain uccideva e prendeva un sacco di gente a calci, John Malkovic era il suo mentore e Colin Farrel aveva la peggior pettinatura/baffi da che io abbia memoria. Eppure…

La trama è fin troppo semplice. Ava era una studentessa modello, in grado di fare tutto quello che voleva, con una carriera brillante davanti a lei, poi inizia a fare uso di droghe e alcohol, uccide per sbaglio due persone in un incidente stradale, entra nell’esercito, poi se ne va e viene reclutata da Malkovic (sorry, non ricordo il nome del suo personaggio e non ho nemmeno voglia di cercarlo) per diventare un’assassina. Inizia quindi la sua carriera come killer a pagamento, è molto brava, blah blah blah, poi comincia a chiedere alle sue vittime cosa abbiano fatto per meritarsi di morire prima di ucciderle comunque.

Per qualche motivo che non riesco ad afferrare, questo è un problema per i grandi capi, che decidono di ucciderla. A questo punto Ava si trova a dover affrontare i sicari della sua organizzazione e allo stesso tempo risolvere una serie di problemi familiari (ovvero i debiti di gioco del suo ex promesso sposo, mollato anni prima e che nel frattempo ha iniziato a frequentare sua sorella e sta per sposarla, perché a quanto pare la trama aveva bisogno di un po’ più di drama e nessuno è riuscito ad avere un’idea migliore).

Qualche scena d’azione infinitamente lunga dopo, i cattivi sono morti e Ava è viva. Yayyy.

Also, fine.

Commenti

La recitazione è stellare, devo ammetterlo: Jessica Chastain riesce davvero a rendere le emozioni del suo personaggio vere e viscerali; ma a parte questo, null’altro nella storia è interessante o vale la pena di essere visto.

Le scene d’azione, per quanto ben coreografate, sono noiose perché si protraggono all’infinito. Va bene, è un thriller, ma guardare gente prendersi a calci ogni tre minuti per almeno un quarto d’ora stanca in fretta.

Prendiamo Bodyguard come esempio, perché l’ho visto qualche giorno prima di Ava ed è ancora fresco nella mia memoria. Bodyguard è una serie d’azione (che tra l’altro ho adorato, ma magari ne parleremo un’altra volta), piena di tensione e emozioni altrettanto viscerali. Eppure Bodyguard non ha scene di lotta. Vediamo i protagonisti affrontare terroristi varie volte, un’esplosione, una o due sparatorie e basta. Nel corso dei suoi sei episodi non ci sono scontri a mani nude o niente del genere, eppure la tensione creata dalla trama e le situazioni in cui si trovano i personaggi riescono a trascinare la storia in modo magistrale. Ci ho messo un paio di giorni a rendermene conto, ma la forza di Bodyguard è nella sceneggiatura in grado di tenere gli spettatori incollati allo schermo senza per forza creare scazzottate gratuite e continue. E in Richard Madden, perché è impossibile negare il suo talento (e quanto sia figo).

In Ava è tutto il contrario: senza le scene di lotta, la storia è noiosa e banale. Quante volte abbiamo visto un killer/spia che va contro la propria agenzia perché all’improvviso non condivide più le loro idee e metodi o perché il boss lo vuole morto? A questo punto, i film con questa trama sono cliché e non voglio mai più vederne uno simile, ne ho le palle piene. Non potendo contare su una storia originale, Ava punta tutto sull’azione: il problema è che è così dipendente dagli scontri fisici che alla fine questi diventano noiosi e ripetitivi e, peggio ancora, prevedibili.

La parte del film dedicata alla famiglia di Ava è quella che poteva sollevare la storia, ma per qualche motivo a me sconosciuto anch’essa si rivela noiosa: la madre anni prima aveva scelto il marito traditore al di sopra della figlia e il rapporto con sua sorella è teso perché la donna sta per sposare l’ex di Ava. Si potevano trarre un paio di storylines interessanti nel quale i conflitti venivano discussi e risolti, invece è chiaro che tutto questo è stato aggiunto alla storia per drammatizzare la trama e per cercare (abbastanza inutilmente, secondo il mio modesto ma incazzato parere) di stupire gli spettatori.

Ava stessa non mi piace: capisco che la sua storia l’abbia trasformata da una promettente giovane donna a una killer dura e spietata che lotta per restare sobria, ma la sua disperazione per risolvere le tensioni con la famiglia, per quanto comprensibile, è fastidiosa quando lei stessa non riesce a capire i suoi stessi limiti. Non sento per lei la pietà che credo fosse l’obbiettivo del film: è talmente brava a uccidere che fin da subito è chiaro che nulla e nessuno la potranno far fuori e che ne uscirà vincitrice. Fin dai titoli iniziali Ava viene dipinta come una specie di Mary Sue perfetta a scuola, con una serie infinita di pregi; dopo l’incidente e la tossicodipendenza, Ava entra nell’esercito, dove è di nuovo bravissima, poi se ne va e diventa una killer, anzi, la migliore (ovvio). Se togliamo dalla lista il pessimo rapporto con la famiglia e l’alcohol, Ava è perfetta in tutto e per tutto e invincibile. No. Io. So.

Per farla breve, se avete qualche ora libera che volete passare su Netflix, lasciate perdere Ava e scegliete qualcos’altro; ci sono milioni di documentari o film che meritano di più la vostra attenzione. Se invece desiderate davvero guardare Ava, date un’occhiata al trailer: riassume tutta la trama in un paio di minuti.

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