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Dune, or Keeping Up With The Atreides #KUWTA season 1 ✌️ 😗

Una vita e mezza fa ho iniziato a leggere Dune, ma con il tempo l’ho abbandonato, senza un motivo vero e proprio: non era il momento adatto, probabilmente. Il sette marzo l’ho ricominciato, ieri l’ho finito e oggi ho un sacco di cosa da dire a riguardo. Buckle up!

Trama

La Casa Atreides viene costretta dall’Imperatore ad abbandonare il loro pianeta natale di Caladan per trasferirsi su Arrakis e sostituire la crudele Casa Harkonnen al comando. Su Arrakis si produce il melange, una spezia unica che da a chi la consuma capacità di preveggenza necessarie per viaggiare nello spazio, fondamentale per l’economia dell’Impero e in grado di arricchire enormemente chiunque la possegga. Ma il pianeta è estremamente inospitale: dei vermi giganti attaccano le macchine che raccolgono la spezia uccidendo centinaia di uomini ogni anno e l’acqua è talmente scarsa da obbligare gli abitanti del pianeta a raccogliere anche le più piccole gocce di sudore e umidità per trasformarle in acqua potabile.

Poco dopo il trasferimento su Arrakis, la tensione tra gli Harkonnen e gli Atreides esplode uccidendo il Duca Leto Atreides e obbligando la sua concubina Jessica e il suo erede quindicenne Paul a fuggire e nascondersi nel mortale deserto dal quale si ricava il melange. Grazie al loro allenamento fisico e mentale e i poteri di preveggenza del ragazzo, i due si uniranno al popolo libero dei Fremen, che da secoli aspettavano l’arrivo profetizzato di uno straniero in grado di cambiare per sempre la loro storia e l’ecologia del pianeta, guidandoli verso un futuro migliore.

Nel frattempo, i continui intrighi della Casa Harkonnen e l’Imperatore per il controllo di Arrakis e la spezia rischiano di scatenare una guerra santa nel nome del giovane Paul, che lotta con tutte le proprie forze per evitarlo; ma nemmeno i suoi poteri potrebbero essere abbastanza per fermare o cambiare il corso della Storia…

Commenti

Che ci sia un’enorme lavoro dietro Dune è innegabile: basta dare un’occhiata alle Appendici per rendersi conto che Frank P. Herbert ha studiano nei minimi dettagli la storia e l’ecologia del suo universo, arrivando al punto da inventarsi ecosistemi incredibili e secoli di storia religiosa e politica all’interno della quale porre la sua storia.

Eppure, nonostante tutto, Dune non mi ha colpita come speravo.

Partiamo da Paul. Dopo secoli di preparazione genealogica e genetica da parte delle Bene Gesserit, una scuola di donne dedicate a unire famiglie e linee genetiche al fine di partorire l’uomo perfetto, Paul nasce con poteri simili a quelli della madre Jessica, una adepta della scuola BG. Paul ha sogni preveggenti e un allenamento fisico e mentale che lo rendono incredibilmente bravo nella lotta corpo a corpo e nel leggere e controllare le persone. Una volta arrivati su Arrakis, la presenza del melange nei cibi e nell’aria stessa risvegliano e perfezionano ancora di più le sue capacità, rendendolo quasi un dio in grado di vedere centinaia di futuri possibili ma anche il passato e il presente oltre a ciò che ha davanti agli occhi. Paul inizia così a guidare i Fremen che gli obbediscono in tutto e per tutto, seguendolo in battaglia e via dicendo. Tutto molto figo, ma ciò che non ho apprezzato è il modo in cui succede, ovvero al di fuori della storia narrata. La prima parte della storia racconta il suo arrivo su Arrakis, la seconda l’incontro con i Fremen e la terza inizia con il suo enorme potere sul popolo già definito. Non ci viene data una spiegazione vera e propria su come sia possibile che Paul sia diventato all’improvviso il loro Messia: sembra quasi che sia stato solo perché è più bravo di loro a lottare e perché riesce a dire le cose giuste al momento giusto, compiendo così la profezia. Avrei voluto leggere quello che succede tra la seconda e la terza parte del romanzo, ovvero come fa Paul a prendere il controllo sul popolo Fremen.

Un’altra cosa che non mi è piaciuta affatto è la descrizione della Casa Harkonnen. E’ chiaro che loro sono i cattivi, lo si capisce fin da subito; sono crudeli, meschini e non si fermano davanti a nulla pur di ottenere quello che vogliono. E fin qui mi va tutto bene. Il problema nasce con il capo della Casa, il Barone Vladimir: costui è grassissimo e crudele (okay, chissene), ma è anche gay e gli piace stuprare giovani schiavi drogati (che assomigliano ai suoi giovanissimi nipoti, come se tutto il resto non fosse abbastanza). Era davvero necessario demonizzare così l’omosessualità? Che bisogno c’è di rendere il cattivone del momento gay? Non c’è già abbastanza odio così? Capisco che deve essere chiaro a tutti che Vladimir è il nemico, ma non si poteva farlo in un altro modo????? Sembra quasi che gli stupri e la facilità con cui uccide le sue vittime siano aggiunte solo per “shock value”, cosa che odio profondamente. Ripetetelo con me: non. C’è. Nessuna. Buona. Ragione. Per. Inserire. Uno. O. Più. Stupri. In. Una. Storia.

Critica numero tre: le donne sono inutili. A parte Jessica e le sue capacità, necessarie qua e là per mandare avanti la storia, non ci sono altre donne con un ruolo importante. Paul incontra Chani, l’amore della sua vita, tra i Fremen. La vediamo sì e no una manciata di volte nelle quali non fa nulla di nulla e viene chiarito fin da subito che, data la sua inesistente posizione sociale, non potrà mai sposare Paul, un Duca di una delle Case maggiori. In pratica, Chani è fin da subito la sua concubina e madre dei suoi figli nonostante la giovanissima età e non fa niente altro, nonostante venga descritta come una brava lottatrice e una giovane intelligente: il suo unico scopo è quello di sfornare eredi per il grande Paul Muad’Dib. Uno spreco assurdo.

Dopo questo spiegone super negativo voglio concentrarmi invece su alcuni aspetti che mi sono piaciuti del libro. Oltre all’enorme lavoro dietro il romanzo, lo stile di scrittura è scorrevole e piacevole da leggere, in grado di far visualizzare ai lettori tutto quello che viene descritto con grande ricchezza di dettagli. La storia di per sé è una saga epica che coinvolge un intero universo (letteralmente!) e che promette di intrattenere i lettori per ore e ore, dato il numero di romanzi (sette principali più una ventina di altre opere derivate dedicate alle varie Case, le Bene Gesserit e un sacco di altri aspetti di Dune).

Le avventure di Paul sono, seppur non perfette, estremamente coinvolgenti e interessanti. Nonostante tutti i lati negativi, sono davvero curiosa di continuare la saga, perché è costruita in modo tale da promettere un sacco di azione, conflitti, cospirazioni e complotti su scala interplanetaria. Un po’ come una soap opera, solo che più sanguinosa, ambientata nello spazio e con protagonisti magici. Cosa volete di più dalla vita?

(Donne che facciano qualcosa di utile oltre a partorire)

PS: perché diavolo Paul e Jessica si chiamano così? Tra i vari Leto, Shaddam, Feyd-Rautha, Stilgar, Thufir, Chani, Irulan e via dicendo, Paul e Jessica sono nomi estremamente fuori posto. Suonano più come una coppia sposata di cattolici della porta accanto che cucinano senza spezie e che indossano solo abiti dai colori pastello e scarpe scamosciate che non come un messia spaziale e sua madre la strega.

3 pensieri riguardo “Dune, or Keeping Up With The Atreides #KUWTA season 1 ✌️ 😗

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