Se in Smoke gets in your eyes Caitlin Doughty descrive il modo in cui l’America affronta la morte, ovvero spesso nascondendola e demonizzandola, in From Here to Eternity l’autrice parla dell’esatto opposto, ovvero il modo in cui le altre culture accettano, vivono e celebrano la morte. In un giro per il mondo estremamente alternativo, la Doughty descrive rituali funerari (e altri che avvengono anni dopo la morte) a cui ha partecipato e che non potrebbero essere più diversi dai nostri. Fate i bagagli e preparatevi a partire per un’odissea di morte e non preoccupatevi: è tutto molto meno mostruoso di quello che sembra, anzi.

Ogni cultura vede la morte in modo diverso e cresce pensando che i propri riti funebri siano quelli più naturali, sani e rispettosi nei confronti dei morti, il che significa che spesso ogni cultura ritiene le usanze altrui assurde o addirittura barbariche. Caitlin Doughty ha un approccio diverso: cerca di capire e scoprire il più possibile su usi e costumi di tutti e di liberarsi dei propri pregiudizi in quanto donna bianca americana. Ha un certo vantaggio sul viaggiatore normale, dato il suo lavoro, ma in questo volume ci prende per mano e ci accompagna in giro per la Terra, da un festival all’altro, passando per templi, cremazioni e mummie con la naturalezza dell’esperta.
Il rapporto che abbiamo con la morte è una questione di importanza fondamentale per l’autrice, come si evince già da Smoke gets in your eyes; ma in questo libro, invece di parlarne a livello più astratto e filosofico, Caitlin decide di passare all’azione e di cercare attivamente rituali e celebrazioni che hanno lo scopo di avvicinare la famiglia ai propri defunti e di scuotere la visione asettica e controllata che abbiamo in occidente. La Doughty critica ampiamente l’industria funebre americana e il suo costante desiderio di fare soldi a costo di costringere le famiglie a compiangere i propri morti in poche ore e pagando un sacco di soldi prima di sotterrarli sotto chili e chili di cemento.
Lo scopo di questo libro è proprio quello di metterci di fronte a usi e costumi per noi diversi per cercare di comprendere davvero come ci comportiamo di fronte alla perdita. Tra le descrizioni dei suoi viaggi, aneddoti personali e battute esilaranti, Caitlin continua la sua missione, iniziata con le sue memorie qualche anno prima, per normalizzare la morte e cercare di sanare il rapporto frettoloso che abbiamo con essa.
From Here to Eternity e Smoke gets in your eyes sono slegati tra loro, non è necessario leggerli in un ordine né tantomeno leggerli entrambi; l’idea di base è sempre la stessa, ma il modo in cui viene affrontata è diametralmente opposto. Nella sua autobiografia troverete i germogli del secondo libro e in quest’ultimo ci saranno velati accenni a vari episodi descritti nel primo, ma non si tratta di una serie di cui dovete leggere ogni volume se non volete perdervi passaggi fondamentali. Personalmente, ve li consiglio entrambi perché sono spettacolari e divertenti, ma sta a voi decidere se preferite passare qualche ora con un memoir o una specie di guida di viaggio mortale (o se il tema in realtà non vi interessa affatto).
Se invece preferite letture più elevate, qualcosa di più… macabro eppure scientifico, stay tuned: sto per iniziare Will my cat eat my eyeballs (sempre della Doughty), una serie di domande sulla morte tra cui l’imperdibile “posso preservare il mio corpo nell’ambra come un insetto preistorico”, “farò la cacca da morto”, “posso venire seppellito assieme al mio criceto”, “se mangiamo polli morti, perché non mangiamo esseri umani morti” e moltissimo altro.
7 pensieri riguardo “From Here to Eternity, Caitlin Doughty – Il giro del mondo alla ricerca della Buona Morte”