
La storia della paleontologia è relativamente breve: se escludiamo le antiche civilizzazioni che integrarono i fossili che trovarono in giro nella loro mitologia, questo campo di studi risale al XVI secolo, quando iniziò a diventare sempre più approfondito. Una delle sue fasi più assurde, esilaranti e pericolose è quella della Guerra delle Ossa, che si svolse dal 1872 al 1892 circa.
In essa, Edward Drinker Cope (dell’Accademia di Scienze Naturali di Filadelfia) e Othniel Charles Marsh (del Peabody Museum of Natural History dell’Università Yale) organizzarono varie spedizioni nel Far West di Custer, Buffalo Bill, Toro Seduto e Nuvola Rossa per scavare fossili in un territorio inesplorato (dall’uomo bianco) con un semplice obbiettivo: scoprire e nominare più specie di animali estinti dell’avversario.
Polvere e ossa di Gabriele Ferrari ci racconta la storia nei minimi dettagli, in un modo intrigante e senza dimenticare il contesto storico. Si parte dalle biografie dei due per arrivare alla battaglia che si diedero tra scavi e pubblicazioni di paper scientifici, il tutto senza dimenticare i personaggi secondari che li circondavano, aiutavano, tradivano e a malapena sopportavano in certi casi.
Non mancano nemmeno gli attacchi sul personale, visto che i due paleontologi approfittavano di ogni paper per infangare l’avversario, a volte con accuse di aver sbagliato le ricostruzioni dei dinosauri e in altre occasioni andando più sul personale. E con il passare del tempo arrivarono anche i furti, lo spionaggio e i tradimenti, fino agli scandali finali, con ripercussioni politiche molto più ampie del previsto.
Ho trovato il libro ben costruito e appassionante soprattutto perché contestualizza ogni scelta di Cope e Marsh all’interno del periodo storico che stavano vivendo, sia per quanto riguarda gli avanzamenti scientifici sia per il panorama politico in cui si svolgeva, ovvero gli anni della colonizzazione del Far West, della costruzione della ferrovia e dei massacri dei nativi americani. Il tutto senza dimenticare di mantenere un occhio critico ma anche ironico al riguardo, che secondo me riesce a ottenere quello che, alla fine, Cope e Marsh stessi volevano, ovvero ricordare al mondo che la paleontologia è estremamente affascinante.
Detto ciò, se la Bonelli non mi scrive una storia in cui Tex, Carson, Kit e Tiger si ritrovano coinvolti nel casino tra Cope e Marsh mi arrabbierò moltissimo. Pensateci, è un setting perfetto: un tramonto in Montana su uno scavo con le ossa di uno stegosauro che iniziano a prendere forma, un falò con i nostri protagonisti attorno… e un’esplosione in lontananza: qualcuno vuole distrarre i nostri eroi per rubare i resti del dinosauro. E da lì, via con sabotaggi, furti, assalti a diligenze, cowboy affamati di soldi e tutto ciò che rende il Far West tale nella nostra mente – e ciò che purtroppo manca ancora ma che ne faceva parte, ovvero TRex*, Apatosauri, Triceratopi e tutti i loro contemporanei.
*Il TRex venne scoperto da Barnum Brown nel 1902 in Montana, anni dopo la morte di Cope e Marsh – il che è un peccato, sarebbe stato interessantissimo vedere come avrebbero reagito.
Un pensiero riguardo “I dinosauri del Far West – Polvere e ossa”