Avventure in ostello

Cos’è realmente un ostello (alla faccia della Treccani)

Ostèllo s. m. [dal fr. ant. ostel (da cui il mod. hôtel), che è il lat. hospitale (v. ospedale)]. – 1. a. ant. o poet. Luogo d’abitazione o d’alloggio anche temporaneo, quindi casa, palazzo, albergo, rifugio, dimora ospitale, e sim.: Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello Sarà la cortesia del gran Lombardo (Dante) […] 2. Nell’uso mod., o. (meno com. albergo) della gioventù, o anche per la gioventù (calchi dell’ingl. youth hostel), albergo sommariamente attrezzato per il pernottamento e il soggiorno temporaneo di giovani turisti.

Vocabolario Treccani

Il vocabolario può dare la definizione che vuole della parola ‘ostello’, ma la realtà è un’altra. Un ostello è fatto da tante cose diverse, tanti aspetti che, uniti, creano uno spazio dedicato all’ospitalità e alle nuove amicizie e scoperte. E’ una casa aperta al mondo intero, letteralmente, dove si intrecciano storie di tutti i tipi, da quelle strappalacrime alle barzellette, dove ci si conosce e innamora, dove gli ospiti fanno amicizie più o meno durature o passano semplicemente delle belle serate in compagnia.

Oggi voglio provare a descrivervi brevemente le varie componenti del perfetto ostello, tutte essenziali, nel modo più semplice e diretto possibile. Il tutto, ovviamente, dal punto di vista di una receptionist.

1- Lo staff. Futuri santi che puliscono, riordinano, fanno letti, registrano dati e fatture e ospiti come se non ci fosse un domani. Sono anche degli ottimi attori: non è sempre facile mantenere un sorriso cordiale…

2- Gli ospiti. Categoria composta al 80% da persone fantastiche e curiose, al 5% da futuri membri della propria famiglia (in genere, nuovi fratelli e sorelle, ma anche figli/e adottivi/e), al 5% da potenziali anime gemelle e al 10% da… future barzellette, per dirla in modo carino. Infatti, se i primi tre gruppi lasciano messaggi e ricordi splendidi e spesso commoventi, coloro che, grazie a comportamenti ben poco gentili o dignitosi (lo staff è lì per aiutare, non per essere trattato a pesci in faccia) diventano gli esempi di come non comportarsi in relazione con altri esseri umani. Sul serio, essere gentili non costa nulla, parola mia.

3- La reception. Tavolo di misure variabili sempre coperto di oggetti di natura diversa, come caramelle, libri, penne, blocchetti per ricevute e computer, è anche, all’occasione, una divisione necessaria tra i clienti più esasperanti e i receptionist al limite della sopportazione umana.

4- La sala comune. Spazio vuoto che aspetta solo gli ospiti, è dotato di vari giochi di società (garantisco personalmente la presenza di almeno un mazzo di carte di UNO per ostello), libri in tutte le lingue possibili immaginabili, dischi, a volte un televisore e computer a disposizione. Non importa quanto sia grande la struttura, il numero di sedie/poltrone non sarà mai sufficiente.

5- La cucina. E’ dotata di pentole e stoviglie, sebbene non tutti gli ospiti ci credano. Ha anche almeno un frigo funzionante, acqua potabile, tovagliette e presenta una serie di ingredienti standard come le spezie e le salse che purtroppo possono creare orrori inimmaginabili (il ketchup NON VA MESSO sulla pasta, poco importa se nel tuo paese tutti mangiano cose del genere. Non si fa e basta.)

6- Le stanze. In numero variabile, dotate di almeno un letto, fino a raggiungere cifre anche superiori a 10, a seconda della struttura. Non sono fatte per sbronzarsi o fare sesso (non le camerate almeno; nelle doppie si può scopare quanto si vuole) o per nascondere il passaporto nel cestino per paura dei ladri. No, sul serio, vanno usate per dormire o riposarsi, niente pazzie. Anche perché non si può poi incolpare lo staff se, nel buttare la spazzatura, non ci si accorge di un passaporto nascosto nella pattumiera.

7- I bagni. Divisi in bagni maschili e femminili, sono dotati di tutti i comfort, quali docce funzionanti, lavandini, gabinetti, carta igienica e persino specchi. Spesso sono indicati con disegni poco convenzionali: figurine con le gambe incrociate per trattenersi, ananas (bagni femminili), simboli di supereroi (maschili)…

8- Gli orari. Ogni ostello ha una serie di orari che vanno rispettati: quelli di apertura, quelli per fare il check in e il check out, la colazione e infine le pulizie. Se non seguiti diventano il peggior nemico dello staff: non c’è nulla di peggio che entrare in una stanza o nel bagno per pulirlo e trovarsi davanti un tipo nudo che vuole fare la doccia a mezzogiorno, due ore dopo l’inizio delle pulizie.

9- Le regole. Composte principalmente da una serie di richieste logiche e normali, ad esempio di non fumare all’interno della struttura, purtroppo si scopre più spesso del previsto che non tutti hanno lo stesso senso di convivenza e che sottolineare l’ovvio a volte è necessario.

10- Le chiavi. Possono essere elettroniche o tradizionali, a seconda del budget della struttura. Non vanno perse, dimenticate in giro o rovinate, pena il pagamento di una salata penale. Causano spesso dei mini colpi apoplettici ai membri del personale quando un mazzo non viene trovato al suo posto al primo tentativo, ma è in realtà difficile perderle completamente. C’è da dire che certa gente sembra davvero sforzarsi a smarrirle, ma questa è un’altra storia.

Devo ammettere che trovare dieci cose di cui parlare non è stato facile; le prima nove mi sono venute subito in mente, ma le chiavi hanno battuto per pochissimo a) le eccezioni agli orari o regole; b) le lingue parlate tanto dallo staff quanto dagli ospiti; e infine c) la pazienza di tutti coloro che sono coinvolti nel mondo degli ostelli. Vado comunque molto fiera del risultato: spero proprio di aver delineato un quadro interessante e divertente anche per i profani.

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