Alix Writes

Esse e Dio – Ricordi

L’ascensore si apre e calpesto il tappetino lì davanti. Il sandalo affonda leggermente nel materiale scuro e ricordo come mi sono sentita quando ero seduta sopra, tutto il peso sulla mano sinistra, le setole dure che mi scavavano le natiche e la sua testa tra le gambe, il resto di lui dimenticato sulle scale della cantina, accartocciato su se stesso.

I suoi capelli erano morbidi tra le mie dita e nemmeno il freddo del pianerottolo sul mio petto scoperto riusciva a distogliere la mia attenzione dalla sua lingua. Sbatto le palpebre quando si accende la luce (quella sera non lo fece, eravamo in un lago di ombre e sospiri e solo noi, luce e mondo dimenticati da tempo) e apro il portone, pronta per uscire di casa e andare al lavoro.

E mentre lo faccio ricordo la sensazione della maniglia dura che mi scavava la schiena quando mi ci spinse contro, io in piedi sullo scalino e lui a terra, alti uguali per il tempo necessario per due baci infiniti, le sue mani sui miei fianchi e le mie nei suoi capelli, l’erezione dura contro la mia coscia, i miei capezzoli duri e doloranti, che urlavano il suo nome mentre i suoi denti mordicchiavano la mia lingua, le labbra, il piercing, la mia anima.

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