Cronache di crescita personale

Di cambiamenti, decisioni e nuove passioni – Cronache di crescita personale #4

Le vacanze all’Elba sono state una figata, come mi aspettavo. Certo, il viaggio è stato lungo e stancante ed è iniziato con una rissa tra un passeggero e un controllore alle sei del mattino a Porta Nuova, poi però è migliorato e dieci ore dopo sono arrivata a casa, felice e stravolta. Nei giorni successivi ho fatto tutto quello che avevo pianificato di fare, ovvero leggere, abbronzarmi e fare il bagno. Fine.

Al contrario degli anni passati sono riuscita a leggere un bel po’, dai racconti gialli pubblicati con La Stampa e La Repubblica che ho trovato in casa a Poirot, Evelyn Hugo e tutto il ciclo di Earthsea. Certo, ne avevo dietro molti altri che non ho nemmeno aperto ma non importa, non ho nessuna fretta. Ho comprato alcuni romanzi (sei, per la precisione, ma ne riparleremo poi), delle collanine e orecchini, una borsa e tre o quattro gelati. Il viaggio di ritorno, a causa di tutti i libri che avevo, è stato ancora più faticoso. Ma almeno ha avuto un effetto non sottovalutabile sulla mia vita: è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e mi ha spinto a prendere (FINALMENTE) la patente. Vero, ora devo iniziare a studiare e fare ancora tutto, ma almeno ho preso la decisione che rimandavo da più tempo di tutte.

Tornata a Torino ho avuto qualche giorno per riprendermi, perché lo sanno tutti che dopo una vacanza serve una seconda vacanza per riprendersi dalla prima, poi ho iniziato a prepararmi per un nuovo lavoro. Adesso, in questo istante, sono in ostello. Ma lo sarò ancora per poco: finita questa settimana lo lascio. Al momento sono qui per sostituire una persona, ma appena tornano lascerò questo lavoro. E’ strano pensarci. Da quando sono tornata dalla Spagna ho lavorato qui, con i miei genitori; ormai sono passati quattro anni. Poi quest’estate c’è stato il centro estivo, che mi ha massacrata, mi ha fatto incazzare, mi ha commossa e ha cementato per sempre la mia decisione di non avere figli, pur lasciandomi un bel ricordo dei bambini con cui ho lavorato (e molte domande sul tipo di educazione che i genitori stanno impartendo loro, ma questa è una storia che probabilmente non racconterò mai, o almeno non qui).

Finito il centro l’azienda agricola mi ha proposto di lavorare nel negozio di alimentari che hanno lì e ho accettato subito, pur non avendo nessun tipo di esperienza nel settore. Mi sono trovata benissimo lì e sapevo che mi avrebbero aiutato e insegnato tutto quello che serve. Così adesso cambierò di nuovo tutto: ritmi giornalieri, orari, stipendio… Non mi dispiace, anzi, è un altro impiego che richiede moltissimo movimento fisico dato che devo stare in piedi e girare per il negozio e magazzino tutto il turno (e sollevare casse di frutta e verdura in continuazione). Mi farà bene, ma sarà dura. Ho paura per i miei piedi, ma ehi, almeno risparmio sulla palestra. Se resisto alle brioches fresche di giornata che avrò davanti al naso.

Nonostante i tempi limitati, ho pensato (e non ancora escluso del tutto) la possibilità di trovarmi un secondo lavoro part time. Il negozio occuperebbe una ventina di ore lavorative, quindi potrei avere un secondo impiego nei giorni liberi. Devo prima chiarire un paio di cose e vedere quando tempo mi resterebbe davvero, poi magari mi butto e cerco anche qualcos’altro. Il mio sogno sarebbe lavorare in una libreria, visto che in biblioteca in teoria serve una laurea, but beggars can’t be choosers quindi chissene.

Bah, vedremo. Per ora mi concentro su quello che so per certo di dover fare, sulla patente e magari sull’imparare a cucire. Perché l’idea di poter arrivare, un giorno, a farmi i vestiti che voglio esattamente come voglio, senza che siano troppo stretti sulle braccia o sul seno è una gran figata.

E ovviamente sul leggere e scrivere, anche se non so quando troverò il tempo di farlo.

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