Da qualche giorno le biblioteche qui a Torino sono di nuovo aperte, sebbene con una serie di provvedimenti: bisogna chiamare le sedi per prenotare i libri e andare a recuperarli dopo aver stabilito un appuntamento con uno degli impiegati. Appena l’ho scoperto mi sono fatta prendere la mano, ovviamente. Dopotutto stiamo parlando di me, quindi c’era da aspettarsi che avrei preso il maggior numero possibile di romanzi (5) in almeno due biblioteche diverse, ovvero la Calvino e la Civica Centrale. Il primo che ho deciso di leggere e che ho finito ieri è proprio Pomodori verdi fritti al Caffè di Whistle Stop.

Trama
Evelyn Couch conosce la signora Virginia Threadgoode nella casa di riposo dove si trova la suocera e ne diventa amica nel giro di pochissimo. Presto l’anziana inizia a raccontarle una serie di racconti e aneddoti legati alla sua cittadina, ovvero Whistle Stop, e ai personaggi che si raccolgono al Caffè della città, di proprietà delle giovani Ruth Jamison e Idgie Threadgoode, cognata di Virginia.
Attraverso i suoi racconti, ma anche vecchi bollettini di vari giornali di Whistle Stop e dintorni (più alcuni capitoli descritti da un narratore onnisciente), i lettori seguono la storia del Caffè e di coloro che gravitavano attorno ad esso dagli anni ’20 fino agli anni ’80, saltando continuamente tra il passato del Caffè e il presente di Virginia ed Evelyn, in un ritratto toccante, meraviglioso e commovente della società americana. Tale ritratto non nasconde nulla e non ha paura di affrontare temi molto delicati e seri come il razzismo, la percezione delle donne, l’invecchiamento, i problemi con il proprio corpo, la morte, l’omicidio, l’eutanasia, l’abuso domestico e l’omosessualità.
Commenti
So che quest’ultima descrizione potrebbe preoccupare alcuni possibili lettori, ma la verità è che questi temi vengono trattati con tale delicatezza che è impossibile restarne colpiti negativamente. La storia segue i personaggi in varie fasi della loro vita e i problemi che essi affrontano sono spunti di riflessione molto interessanti ma mai pesanti; in più, le tematiche serie sono tante e molto varie tra loro, ma lo stesso vale per i personaggi, il che significa che seguendo un tale ventaglio di storie diverse che si intrecciano tra di loro i problemi vengono toccato in modo rapido ma non per questo meno significativo.
Questo discorso ovviamente non vale per tutti i temi che ho elencato: il razzismo e l’omosessualità, per esempio, sono fondamentali alla trama della storia. Se quest’ultima viene accettata senza troppi problemi, dato che nessuno commenta nulla sul rapporto chiaramente lesbico tra Ruth e Idgie e la bisessualità di Eva, il razzismo è evidente e molto presente. Siamo in Alabama negli anni ’20 – ’80 quindi i bianchi e i neri sono ancora molto divisi, soprattutto nelle prime decadi del romanzo: vivono in quartieri diversi, vanno in chiese diverse, i neri non possono usare ascensori o ingressi di negozi principali e lavorano quasi solo sotto padroni bianchi, oppure in aziende/uffici solo di neri. Il razzismo è molto chiaro e rappresentato da una serie di situazioni e personaggi all’interno della storia che permettono di riflettere su temi più che mai attuali senza per questo interrompere il ritmo del romanzo.
Ve lo prometto: sono una che odia leggere libri con tematiche troppo pesanti, eppure Pomodori verdi fritti è diventato uno dei miei libri preferiti perché riesce a unire discorsi seri e necessari con uno stile scorrevolissimo e super piacevole, aneddoti e racconti estremamente intriganti che ho amato dalla prima all’ultima pagina e soprattutto con personaggi magnifici e sublimi. Idgie&Ruth OTP forevahhhhhh!!!!!
Credo sia impossibile non amare i personaggi protagonisti di questa storia. Da un lato abbiamo Evelyn e Virginia, detta Ninny, dall’altro Ruth e Idgie. Tutte e quattro le donne sono fantastiche e uniche. Nel presente, Evelyn sta affrontando la menopausa ed è sempre triste, ma grazie alla sua amicizia con Ninny, inizia lentamente ad accettare il proprio corpo e decide di iniziare a vivere davvero la proprio vita inseguendo i suoi sogni. L’anziana signora è sempre molto tranquilla, pronta ad aiutare la sua nuova amica e a raccontare milioni di piccoli aneddoti sulla sua famiglia e la sua cittadina.
Nel passato invece seguiamo le storie di Ruth e Idgie. La prima viene descritta come una giovane bellissima con un pessimo matrimonio alle proprie spalle che è riuscita a lasciare grazie alla sua amata Idgie, una ragazza cresciuta cacciando nei boschi con i fratelli e estremamente carismatica (nonché lesbian icon), in grado di aiutare tutti, bianchi o neri, cittadini come lei finiti nei guai con la legge o vagabondi senza casa e senza lavoro. Insieme le due crescono Stump, figlio biologico di Ruth, e sono proprietarie del Caffè, sempre aperto a tutti e con il miglior cibo della città.
Attorno a queste ultime due donne vediamo il resto della cittadina di Whistle Stop aprirsi davanti ai nostri occhi: per primi conosciamo il resto della famiglia Threadgood, formata dai genitori, la futura cognata Ninny, e circa cinquecento altri fratelli/sorelle di Idgie. Poi, non in ordine, tocca al vagabondo Smokey Lonesome, il nero Big George, massimo esperto di barbecue, forte come pochi e pronto a tutto pur di proteggere Ruth e Idgie, la cuoca Sipsey, madre adottiva di Big George, il resto della sua famiglia (moglie e quattro figli), Dot Weems, incaricata del bollettino della città e sempre pronta a parlare del marito smemorato, la bellissima Eva, proprietaria di una baracca sul fiume e simile alla nostra Bocca di Rosa, lo sceriffo Grady che fa parte del KKK eppure protegge i neri della città come se fossero i suoi fratelli biologici, il prete sempre in lotta con Idgie e molti altri, tutti fantastici.
Per concludere, vorrei poter dimenticare tutto quello che ho appena letto per poterlo rileggere con la stessa curiosità e per poter rivivere la gioia profonda che questo romanzo mi ha provocato ogni volta che riprenderò in mano questo volume.
PS: è con grande dolore (?) che devo ammettere che questo libro mi ha fatto piangere. E con questo siamo a quattro.
L’ultima volta che ho pianto per un libro credo che sia stata qualche anno fa, quando ho letto “Prima che il vento” di Antonella Boralevi. E’ tuttora uno dei libri più belli che abbia mai letto.
P.S.: Ho appena visto le tue storie di Instagram: se ti può consolare, anch’io ho un post che è di gran lunga il più visualizzato di sempre tra tutti quelli che ho pubblicato, e anch’io non riesco a capirne il motivo, dato che parla di un film sconosciutissimo. Il post è questo: https://wwayne.wordpress.com/2019/06/01/in-viaggio-verso-te/
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Mi segno sia il libro che il film, appena riesco darò un’occhiata a entrambi!
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Il film lo trovi in dvd, il libro credo che si trovi ovunque. Grazie per la risposta! 🙂
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